Programmare il futuro, con un occhio al presente, per vivere in serenità e senza amare sorprese: è sufficiente far leva esclusivamente sulle casse previdenziali?
A fare il punto ci aiuta il dottor Gianluca Napoletano, consulente assicurativo del team Sanfilippo Assicurazioni & Investimenti.
Dottor Napoletano, cosa sono le Casse previdenziali?
«Le Casse previdenziali sono le istituzioni che gestiscono la previdenza e l’assistenza dei propri iscritti. Tutti i lavoratori, dipendenti e liberi professionisti, devono obbligatoriamente essere iscritti alle rispettive Casse previdenziali di riferimento e versare regolarmente i contributi».
Quante sono le Casse previdenziali in Italia e quali funzioni svolgono?
«In Italia, attualmente, le Casse sono ventuno ed il loro compito principale è quello di riscuotere e gestire i contributi dei propri iscritti fornendo, quindi, non solo prestazioni previdenziali (pensione di vecchiaia), ma anche di sostegno al reddito in determinate circostanze (invalidità, inabilità, premorienza in età lavorativa)».
Le funzioni svolte sono le stesse?
«Se riscossione e gestione dei contributi sono il comune denominatore della funzione svolta dalle Casse, occorre sottolineare che ciascuna di essa ha un proprio regolamento ed un proprio statuto; nello specifico differiscono, per ciascuna Cassa, le aliquote contributive, l’accesso alle prestazioni e la tipologia di prestazioni erogate. Il naturale risultato sarà avere inevitabilmente lavoratori e professionisti tutelati differentemente».
Ma il nostro futuro è al sicuro con le Casse previdenziali?
«Parzialmente. Noi tutti siamo esposti in maniera considerevole alle “storture previdenziali/assistenziali”, nessuno escluso. Quando parliamo di prestazioni destinate agli iscritti, occorre evidenziare l’inadeguatezza economica delle stesse al verificarsi di determinati eventi. L’insufficienza delle prestazioni erogate è figlia, quindi, del funzionamento intrinseco delle Casse».
Da cosa dipendono le prestazioni erogate?
«Da diversi meccanismi: dal metodo contributivo che implica un calcolo delle prestazioni sulla base dei contributi versati, dai coefficienti di trasformazione al ribasso, dalle aliquote “estremamente vantaggiose” come nel caso dell’ENPAP o CNPADC, che se da un lato fanno gola al professionista, dall’altro non possono che garantire prestazioni da fame, dall’assenza, tout court, di prestazioni insite all’interno della Cassa, come nel caso dell’ENPAM».
Come si supera questa impasse?
«In questo tourbillon di Casse previdenziali, regolamenti, statuti e prestazioni, il dato più allarmante è dato dalla scarsa o totale assenza di conoscenza da parte dei diretti interessati, gli iscritti. Inevitabilmente si verrà a conoscenza della pochezza economica delle prestazioni erogate, solo nel momento in cui il destino sarà, eventualmente, avverso. A quel punto però sarà troppo tardi. Dopotutto basta porci semplicemente una domanda: “e se da domani la nostra vita non sarà più la stessa, a cosa avrò diritto? Sarà sufficiente?”».
Come si risponde alla sua domanda?
«Cominciamo ad imparare. Proprio in questo contesto si inserisce la Consulenza e l’Educazione assicurativa. Per il Cliente può fare realmente la differenza ricevere le informazioni relative al funzionamento della propria Cassa di riferimento e conoscere le prestazioni maturate fino a questo momento. Affidarsi al supporto e alla competenza del consulente assicurativo specializzato in materia è quindi fondamentale».
In cosa il consulente può supportare il lavoratore?
«Pianificare è meglio che subire gli eventi e le relative conseguenze. Mettere al sicuro il proprio reddito da una serie di eventi avversi, quali Invalidità, Inabilità, Premorienza, Non autosufficienza rappresenta, al giorno d’oggi, una strategia vincente per evitare di mettere letteralmente la nostra vita in mano ad altri, decisione, per giunta, poco intelligente. In fin dei conti gli imprevisti ci accompagnano da sempre e sempre ci accompagneranno. Non sappiamo, però, quando e a chi accadranno, non se accadranno».