Carlo Gargiuli fa il suo ingresso nel mondo assicurativo nei primi anni ’90 in qualità di “impiegato amministrativo” per la Compagnia Reale Mutua per poi approdare in INA- ASSITALIA con la squadra del Dott. Paolo Sanfilippo e confluendo quindi successivamente in Generali Italia, di cui oggi è un affermato Consulente nel ramo dei rischi professionali.
Chi meglio di lui, dunque, può raccontare come si è evoluta nel tempo la figura dell’assicuratore?
«E’ decisamente cambiata, ed in meglio aggiungo. E’ venuta meno quell’immagine un po’ ingessata che anni fa accompagnava quello che era visto solo come un venditore di polizze».
Oggi, invece, cosa accade?
«Accade che il venditore si sia trasformato in consulente a tutto tondo, che la diffusione della cultura assicurativa ci mostra per quello che siamo: professionisti in grado di prendersi cura del cliente in base ad esigenze che sono patrimoniali, lavorative, sociali, familiari, ambientali».
Insomma, da venditore quasi a “confessore”?
«Sicuramente il rapporto si basa principalmente sulla fiducia. D’altronde, quello che si stabilisce è un legame particolare nel quale fiducia e stima corrono di pari passo. E così, nel tempo, si creano rapporti duraturi».
Cosa rafforza questo clima di fiducia che si genera?
«Il tempo, i risultati, la professionalità. Con l’interlocutore occorre parlare serenamente, senza gettare fumo negli occhi. E soprattutto bisogna saper ascoltare l’altro».
Ma a mutare approccio è stato più l’assicuratore o l’assicurato?
«Entrambi. Ma va detto che è cresciuta molto la cultura delle assicurazioni. Certo, resiste ancora in molti il pensiero che sottoscrivere una polizza equivalga ad un costo. Ma in tanti, da tempo, sono entrati in quello che è il mood giusto: ossia che potremo anche continuare a considerarlo un onere, ma è un onere che va sostenuto perché è quello che ci tutela. E in tal senso, quindi, si tratta di soldi ben spesi».
Qual è secondo lei, in ambito professionale ma non solo, uno dei rischi da cui difendersi che viene maggiormente sottovalutato?
«La speculazione da parte di terzi. E’ più diffusa di quanto si possa immaginare. Una polizza professionale mette al riparo da questi rischi Insomma, al di là dei fondi pensioni, dei piani di accumulo, delle tutele per la casa, della protezione del risparmio, una polizza professionale può aiutare a dormire sonni tranquilli e mette al riparo ovviamente dai rischi strettamente connessi alla professione. Inoltre, ci sono anche dei vantaggi, per così dire, accessori».
In che senso?
«Un professionista, un architetto, un ingegnere rischia un diniego per un eventuale incarico pubblico o privato, vedersi revocare un incarico pubblico se non è in possesso di una polizza professionale che lo ripari dai rischi connessi alla sua attività. Ora, al di là dell’obbligatorietà derivante da vincoli legislativi, non è comunque auspicabile rimanere privi di tutela assicurativa a garanzia sia della propria attività che del proprio patrimonio, senza dimenticare anche i vantaggi fiscali che ne conseguono: molte polizze sono deducibili e, dunque, anche fiscalmente appetibili».